L'aposiopesi è una figura retorica autentica consistente nell'interruzione inaspettata di una frase, come se l'enunciante non fosse in grado o non volesse continuare a parlare, conferendo una forza espressiva molto potente. Questa interruzione, lasciando sulla mente dell'ascoltatore l'immaginazione della conclusione mancata, si rivela molto utile per esprimere empatia intensa ovvero per indicare senso non dichiarato. A volte l'aposiopesi si presenta anche come una pausa tattica antecedente a un cambio di soggetto. Come figura retorica, l'aposiopesi si colloca all'interno dell'ambito dell'arte retorica del discorso persuasivo, ed il suo esame esige una ricercata indagine delle sue origini etimologiche.
La parola "aposiopesi" deriva dall'antico greco ἀποσιώπησις (aposiṓpēsis). La derivazione viene confermata da numerose fonti lessicografiche. Rilevando la parola greca ἀποσιώπησις, si possono isolare due elementi primari: ἀπό (apó) e σιωπάω (siōpáō) la cui unione significava "essere silenzioso" ovvero "diventare silenzioso". La componente āπό si traduce letteralmente "via da", "da" ovvero "fuori da" ed indica allontanarsi ovvero distanziarsi dall'altro elemento rispetto a sé in quanto elementi separanti tra loro. Invece σιωπάω si riferisce a "tacere", ovvero "essere in silenzio". A questi si aggiunge il suffisso greco -σις (-sis), che contribuisce a costituire il sostantivo degli elementi anzidetti.
La concordanza sul significato di ἀπό come separazione e di σιωπάω come verbo del silenzio suggerisce che l’aposiopesi implichi intrinsecamente una cessazione deliberata o un distacco dal discorso. Dal punto di vista etimologico, ἀπό deriva dal proto-ellenico apó, a sua volta dalla radice protoindoeuropea h₂epó, che significava “via, lontano”. Le molteplici accezioni di ἀπό suggeriscono in aposiopesi possa indicare non solo l’interruzione del discorso, ma anche una separazione da un argomento, l’origine di un pensiero segnato dal silenzio, o persino un senso di compiutezza di ciò che viene taciuto. La diffusione dei derivati da h₂epó nei diversi rami indoeuropei testimonia un concetto fondamentale di “allontanamento” già presente nella protolingua, confermando l’antichità di questo elemento linguistico. Il verbo greco σιωπάω (siōpáō) significa “tacere”, “mantenere il silenzio”, “stare quieto”. Nei testi classici, il verbo veniva utilizzato anche per mantenere un segreto. σιωπάω deriva da σιωπή, che significa “silenzio”, “calma”. La doppia natura di σιωπάω, che include sia il silenzio letterale sia una calma metaforica, suggerisce che l’aposiopesi possa implicare un’interruzione deliberata del discorso per ottenere un effetto, non semplicemente per incapacità di proseguire. L’uso classico connesso alla segretezza introduce l’idea di una possibile strategia nell’uso dell’aposiopesi: omettere qualcosa volutamente. È interessante notare che l’etimologia di σιωπή è incerta. Diverse fonti indicano un’origine non indoeuropea, probabilmente da un sostrato pre-greco, evidenziata dall’alternanza delle forme σιωπ- e σωπ-. Il linguista Robert Beekes ha sostenuto con decisione questa origine, individuando molte acquisizioni di lemmi pre-greci nel vocabolario greco. Una teoria alternativa, proposta da Abarim Publications, ipotizza un’origine semitica per σιωπή, collegandola a radici ebraiche legate alla separazione e alla fine (ספף שפף) o alla quiete (חרש, דמם).
L’uso dell’aposiopesi si manifesta non solo nell’oratoria, ma anche nella letteratura, nei film ed anche nelle conversazioni quotidiane. A livello letterario, autori classici come Shakespeare, Dante ed il Manzoni hanno utilizzato questa figura per trasmettere tensione emotiva o per indicare l’indicibile. Per quanto in materia di film, la brusca sospensione del dialogo può enfatizzare la drammaticità di una scena ovvero rivelare lo stato di spirito di un personaggio. Anche nelle conversazioni quotidiane, la frase lasciate a metà possono esprimere rabbia, sorpresa, la paura ovvero l’imbarazzo rendendo l’aposiopesi strumento di comunicazione immediata e universalmente comprensibile. La linguistica moderna continua a riconoscere l'aposiopesi come uno strumento retorico rilevante. La ricerca contemporanea si concentra sul suo ruolo sfumato nella comunicazione, inclusa la sua capacità di trasmettere significati impliciti e coinvolgere l'immaginazione del pubblico.